Sì signori, siamo ancora qui in Zona Rossa e vi scrivo da quello che questa volta è stato definito un lockdown soft.
Soft forse per qualcuno, perché come anche a febbraio/marzo, noi delle scuole superiori lombarde siamo da circa un mesetto nuovamente in didattica a distanza e il fatto di svegliarmi-lavorare-mangiare-dormire sempre tra queste quattro mura sta leggermente cominciando ad influire sulla mia stabilità emotiva-mentale-psicologica-e-qualsiasi-altra-forma-di-stabilità-vi-venga-in-mente.
Ma non c’è da preoccuparsi, perché anche questa volta ho elaborato una finissima strategia che mi tenga occupata abbastanza da non cominciare a parlare anche con i muri o – in alternativa – a sbatterci la testa contro. Dunque ho:
- Ripreso nuovamente in mano la chitarra, ma giuro che stavolta sto facendo progressi e ho una costanza che non avevo mai sperimentato prima;
- Curato quello che ormai è diventato un vivaio indoor; probabilmente fra poco dovrò uscire di casa per cedere spazio alle mie piante, le quali hanno comunque già reclamato il soggiorno tutto per sé;
- Comprato una corda per fare esercizio fisico e scoperto che non sono assolutamente in grado di saltarla come fanno vedere in palestra. Giuro che quando avevo cinque anni sembrava tutto molto più semplice;
- (Sempre per la sezione “Sport e Martina: due rette parallele che non si incroceranno mai”) Andata ogni giorno a camminare almeno un’oretta, dove per camminare intendo continuare a ripetermi passo, passo: ”Ma perché non ho comprato casa in un comune più largo di due metri quadrati e magari con più di due case, una farmacia, ma che soprattutto abbia un Esselunga nei suoi confini?!”;
- Visto distrattamente Emily in Paris, innamorata de La regina degli scacchi, provata mentalmente da BoJack Horseman (ricordiamo che nel primo lockdown a tenermi un’impagabile compagnia ci sono stati Boris e The Office);
- Sfidato il mio blocco della lettura leggendo “I Promessi Sposi” integralmente (work in progress);
- Bevuto Braulio durante le Skype-Call con i miei amici;
- Infine, sentita molto adolescente nell’iscrivermi a Twitch per commentare (e velatamente cercare di far perdere) le partite di Call of Duty di un mio amico (fate come me, fate finta che ciò che ho scritto abbia un senso);
Ironia a parte, l’unica cosa che conta è che le persone che amo stiano bene e se proprio devo trovare qualche aspetto positivo forse questo secondo lockdown mi sta insegnando ciò che in questo momento mi manca di più: il dono di saper attendere e quello della pazienza. Tempo (forzatamente) investito, non perso.
~Martina