Ancora tu, ma non dovevamo vederci più?

Ho tagliato i capelli. Meglio, ho tagliato circa venti centimetri di capelli. Se mi leggete e siete donne, già sapete cosa significa e dove andrò a parare.

Ho passato un’estate in balia di contratti lavorativi che dovevano essere e non sono stati e poi sono stati in modi e tempi diversi da quelli che credevo, che mi aspettavo, che mi avevano promesso.

Ho capito, o meglio, ho realizzato con forza che non potevo più farmi trascinare alle decisioni altrui. Che a (quasi) 29 anni è il caso di non avere più paura e che avevo bisogno di tentare quella strada che era il primo sogno che io sia in grado di ricordare. Da questo ne deduco due cose: la prima è che i bambini sanno, lo sanno con molta più chiarezza di noi “adulti”, mentre la seconda è che io arrivo sempre in ritardo, ma se tutto va bene non fuori tempo massimo. Perché voglio credere che non esista un tempo massimo.

Ed è per questo che, mentre continuerò il mio lavoro attuale in museo, tornerò a laurearmi una seconda volta e tenterò quella strada tortuosa che in Italia si chiama insegnamento.

Perché si sa, il nuovo anno non comincia a gennaio, ma a settembre.

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