Mi rendo conto di quanto l’insegnamento faccia parte di me ogni volta che viene a mancare, come d’estate o come in questo periodo.
In passato, ogni volta che intraprendevo un qualche nuovo lavoro, dopo qualche mese subentrava sempre l’insoddisfazione tipica di chi capiva che qualcosa non girava nel verso giusto. Da quando ho messo piede a scuola questo non è mai più successo. Amo entrare in classe, e anche nelle mattinate storte sento che è lì che devo essere.
Sono gli studenti che fanno la differenza e posso serenamente dire che negli ultimi tre anni ho ricevuto più di quanto pensavo e più di quanto probabilmente ho dato loro.
C’è la mia 3^A che ho fatto giusto in tempo a portare in gita a Berlino a febbraio (la mia prima gita all’estero!) e che mi chiede di fargli fare il giro della casa con la webcam.
C’è S. che invece mi mostra il suo cane, A. il suo gatto e quindi M. il suo criceto!
C’è la mia 3^B che mi chiede un giorno sì e l’altro anche se nel frattempo mi sono fidanzata: “Eh, ma forse profe le portiamo un po’ sfiga noi se continuiamo a chiederlo”.
C’è C. che nell’introduzione alla sua tesina si definisce “una ragazza di vetro” per quanto si sente fragile, ma che sta anche imparando che nella sua fragilità c’è tutta la sua forza e bellezza (e C., lasciatelo dire: il vetro ha anche la preziosa qualità di essere trasparente e limpido).
C’è J. che, preoccupata per gli esami, mi scrive che ci hanno separate nel momento più difficile e non avrebbero dovuto.
C’è N. che solitamente interviene sempre in classe ma da quando c’è la didattica a distanza non si sente più parlare. E poi ti scrive che ha perso il nonno per il coronavirus senza neanche poterlo salutare e tu vorresti solo poterla abbracciare come avresti fatto nel corridoio della scuola.
C’è R. che invece nelle mie lezioni interviene sempre, e nonostante quella maschera da adolescente imperturbabilmente annoiato ti scrive che gli manchi e gli manca andare a scuola.
È vero, con la didattica a distanza stiamo portando avanti i programmi didattici di cui tutti sono così tanto preoccupati. Ma sono sempre più convinta che la scuola sia nelle relazioni che intrecciamo quotidianamente e, nonostante io sia davvero grata di potermi connettere quotidianamente con i miei studenti, questo tipo di formazione rimane per me sempre e solo un surrogato di cui non riesco proprio ad accontentarmi.
~Martina