Momenti di gioia lavorativa (3)

Quando ti presenti come “una della redazione” a un sedicente autore in cerca di attenzioni, lo lasci parlare (a lungo) perché tutti i tentativi di chiusura (finte riunioni di emergenza) sono andati a vuoto, fingi interesse per il suo romanzo ‘innovativo’, fingi di non sentire l’odore di vino che emana, lo liquidi gentilmente con un “la contatteremo noi” e poi ti senti rispondere: “… MA SE TORNASSI TRA UNA SETTIMANA?”

Quando ti senti disorientata se alle e-mail che hai scritto in inglese ti rispondono in spagnolo chiamandoti Estimada

Quando ti senti bulla perché una casa editrice Colombiana scrive che abbiamo un catalogo meraviglioso

Quando ricevi per e-mail proposte di testi per canzoni religiose

~Mara

Nel dubbio tentiamoci

Mentre esplorerete l’ignoto, potreste anche riflettere su una scritta che ho trovato sullo specchio di un bagno pubblico: “Solo chi tenta l’assurdo può ottenere l’impossibile”.

Questa settimana il mio oroscopo preferito dice così, e se lo dice Rob dev’essere vero. Diventerà il mio mantra settimanale, e se funzionerà potrebbe diventare addirittura il mio mantra per la vita: in ogni situazione di insicurezza, incertezza, paura o dubbio, cercherò di ricordarmi le parole che qualcuno più saggio di me ha deciso di immortalare sullo specchio del wc in qualche parte del mondo.

“Solo chi tenta l’assurdo può ottenere l’impossibile”.

Cercherò di tenerlo a mente la prossima volta che il capo mi chiederà di finire un lavoro lunghissimo nel giro di poche ore; me lo ripeterò quando il capo mi chiederà di risolvergli l’ennesimo grattacapo e dovrò avere a che fare con maleducati che non mi ascoltano; quando dovrò intrattenere un cliente mai visto prima perché il capo non ha tempo di riceverlo. Lo ricorderò quando dovrò trattare le condizioni della mia permanenza qui e quindi del mio contratto.

“Solo chi tenta l’assurdo può ottenere l’impossibile”.

Lo ricorderò quando troverò un ragno/vespa/zanzara/millepiedi/ape/maggiolino in camera mia e dovrò combattere per andare a letto serena; quando la sveglia suonerà dopo solo 5 ore di sonno; quando la sveglia non suonerà e avrò solo venti minuti per fare colazione, fare la doccia, vestirmi e truccarmi; quando deciderò di indossare le ballerine per 10 ore consecutive pur avendo i piedi gonfi; quando deciderò di indossare i tacchi senza portarmi le scarpe di ricambio.

“Solo chi tenta l’assurdo può ottenere l’impossibile”.

Me lo ripeterò stasera quando, in mezzo a stangone con il tacco 12, dovrò farmi notare dal barista per avere un Mojito in tempi ragionevoli; quando proverò dei jeans di una taglia in meno della mia solo perché scontati del 70% sperando di entrarci senza troppi sforzi; quando andrò dall’estetista e non potrò urlare dal dolore perché in estate dall’estetista c’è sempre troppa gente; quando la spia rossa della riserva benzina smetterà di lampeggiare e diventerà fissa e dovrò tornare a casa a 50 Km/h per non rischiare di rimanere a piedi.

“Solo chi tenta l’assurdo può ottenere l’impossibile”.

Quando proverò a fare una torta senza avere tutti gli ingredienti; quando dovrò preparare i petti di pollo e dovrò toccare la carne cruda che è fredda e viscida; quando dovrò estrarre la teglia bollente dal forno e non troverò le presine e il guantone.

Quando mi spunterà un brufolo e avrò finito il fondotinta.

“Solo chi tenta l’assurdo può ottenere l’impossibile”.

Sono le piccole sfide quotidiane a rendere le giornate meno noiose.

~Mara

Momenti di gioia lavorativa (2)

– Quando il capo al venerdì pomeriggio si dilegua
– Quando c’è il pasticcino alla fragola post pranzo!
– Quando il tuo nome finisce nei crediti di un libro sotto la dicitura “redazione”
– Quando i tuoi suggerimenti vengono accolti e vedi un libro prendere forma, passo dopo passo
– Quando la gente crede sia appropriato proporre “un progetto editoriale innovativo che vuole rendere accessibile all’Uomo Medio concetti culturali in modo diretto e semplice” tramite un messaggio di posta su Facebook (HELL NO.)
– Quando realizzi che “Ehi, certi giorni questo lavoro lo farei tutta la vita!”

~Martina

Il colore della verità

La verità o è bianca o è nera. Non ci sono mezzi toni, mezze misure, frasi dette a metà. Le sfumature le mettiamo noi, quando non ce la facciamo a sopportare il bagliore accecante, quando abbiamo bisogno di alleggerire la pesantezza dell’oscurità. E lo facciamo perché è troppo faticoso accettare che qualcosa non sia come noi la desideriamo, che la verità sia diversa da quella che ci lascia in una situazione di comodo. Lasciamo sempre che il fiume esca dagli argini, senza immaginare che quel lento divagare di fantasie e di emozioni possa fare danni irreparabili.

La verità o è bianca o è nera. Il grigio ce lo mettiamo noi quando non siamo in grado di inquadrare una persona, un messaggio, un desiderio. Dipingiamo la realtà dei fatti di un colore che sta nel mezzo, solo per poterci trastullare nel dubbio, aspettando che un giorno le cose diventino o bianche o nere. Perché così funziona. Il chiaro- scuro lo apprezziamo solo fino ad un certo punto, arriva il momento in cui tutto deve essere delineato. Non si possono ingrigire le emozioni, le persone, la vita.

Lo sanno anche coloro che guardano con diffidenza le persone come me, quelle per le quali non esistono nemmeno le mezze stagioni!

Siamo sinceri, nessuno vuole stare nel mezzo. Non ci piace non sapere come vestirci, come comportarci, cosa aspettarci dagli altri e da noi stessi. Prima o poi ci stanchiamo dell’incertezza e abbiamo bisogno di sapere se pioverà o splenderà il sole, se siete con noi o contro di noi, se volete camminare al nostro fianco o voltarci le spalle… O dentro o fuori insomma.

Prima o poi una posizione la si prende, è solo questione di tempo. Prima o poi o si è bianchi o si è neri.

 

~Chiara

Questione di fiducia

Un famoso detto sostiene che fidarsi è bene, ma non fidarsi è meglio. Il problema più grande sorge nel momento in cui la persona di cui non ci possiamo fidare assolutamente siamo noi stessi. Possiamo metterci tutto l’impegno possibile per tenere in “ordine” la nostra esistenza, ma basterà un solo istante di distrazione per mettere a soqquadro ore, giorni, settimane di pesante “pulizia”.

Il tutto per cosa? Impulsività, masochismo, ingenuità, noia? In realtà poco importa, perché a questo punto possiamo solo leccarci le ferite, indipendentemente da ciò che le ha provocate. E se proprio non possiamo fare a meno di additare qualcuno come il “cattivo” della situazione o  trovare un capro espiatorio sul quale avventarci.. beh faremmo bene a metterci a quattrocchi con noi stessi davanti allo specchio o se proprio, prenderci un aperitivo tutti insieme… portate anche il vostro “cattivo” … più si è meglio è!

~Chiara

Lyric People

«You know, I’ve got this theory; there are two kinds of people in the world. There are lyric people and music people. You know, the lyrics people tend to be analytical, all about the meaning of the song. They’re the ones you see with the CD insert out like five minutes after buying it, pouring over the lyrics, interpreting the hell out of everything. Then there’s the music people.. Who could care less for the lyrics as long as it’s just got, like, a good beat and you could dance to it. I don’t know, sometimes it might be easier to be a music girl and not a lyric girl. But since I’m not, let me just say this: sometimes things find you when you need them to find you. I believe that. And for me it’s usually song lyrics.»
Peyton Sawyer – One Tree Hill

Avete mai visto One Tree Hill? Beh, se la risposta è no cercate immediatamente un lettore dvd, un sito di streaming, vanno bene anche le videocassette se ancora esistono, e recuperate immediatamente le prime stagioni (fermatevi pure alla sesta, tanto le altre sono inguardabili. No seriamente, solo qualcuno davvero masochista sarebbe riuscito ad arrivare alla fine di un simile scempio. Se ve lo state chiedendo, sì, io ovviamente sono quel qualcuno).

Sono indubbiamente, decisamente e felicemente una lyric girl.
Amo le sfumature nascoste nelle frasi di una canzone, quel loro essere aperte a mille interpretazioni differenti. Quel loro passare inosservate per mesi, per poi, senza capire bene perchè, colpirti come una pugnalata quando meno te lo aspetti. Abbiamo la presunzione di trovare una canzone adatta al momento che si sta vivendo. Niente di più sbagliato.
Sono le canzoni che trovano te. Quante volte mi è capitato di mandare avanti una canzone senza neanche dargli una possibilità, per poi ascoltarla per giorni interi fino all’ossessione? Quando niente sembra avere un senso, mi lascio guidare dalla musica. Dove io non arrivo, lei mi conduce.
Una necessità più che altro.

Sono colpevolmente una lyric girl.
In fondo, a volte è semplicemente più facile affidarsi ai testi di una canzone che cercare di esprimere a voce alta, con parole proprie, quello che si sente davvero. Come se celandosi dietro le parole di qualcun altro, dietro un altro linguaggio, il significato fosse meno vero.
Più nascosto, disposto a rivelarsi solamente a chi davvero voglia arrivare in fondo.
Solo a chi è in grado di farlo.

~Martina

*Consigli musicali (non richiesti)
Ma ve l’ho già detto di guardare One Tree Hill? No, perchè anche la colonna sonora è meravigliosa.

Cuore difettoso

Lo dovrebbero scrivere a caratteri cubitali: L’AMORE NUOCE GRAVEMENTE ALLA SALUTE!

Dovrebbero dotare ogni cuore di un maledetto libretto delle istruzioni:
TENERE FUORI DALLA PORTATA DEI NON ESPERTI.
MANEGGIARE CON CURA.
NON DISPERDERE A VANVERA.
PUO’ PROVOCARE REAZIONI INDESIDERATE.

Il mio cuore e il mio cervello implorano tregua ed io non riesco a dar loro pace. Saranno le ore insonni della notte scorsa, ma io quel maledetto interruttore non riesco a trovarlo. Eppure sono certa che esista, dettagliatamente descritto a pagina 1 delle condizioni d’uso.
-“Come faccio ad esserne così convinta? Beh! Dove scrivereste un’informazione così importante se non in prima pagina?”-
Non so nemmeno da dove provenga tutto questo rumore… se dal petto o dalla mente…
A questo punto qualcuno giustamente si chiederà perché io non abbia ancora eseguito queste elementari istruzioni…

-“C’è un solo piccolo problema”- rispondo io -“… si chiama cuore difettoso!”-

~Chiara

Momenti di gioia lavorativa (1)

– Quando il capo ti telefona ma non cercava te;
– Quando una collega manda un messaggio di aiuto e pur di salvarla ci si inventano improbabili lezioni su come usare un centralino;
– Quando crolla un armadio mentre stai lavorando e -ehi!- magari dietro tutte le scartoffie radunate a terra c’è un portale per Narnia! In fondo, lavoriamo pur sempre in una casa editrice;
– Quando ricevi un manoscritto e la punteggiatura è usata in modo corretto;
– Quando ricevi un manoscritto e la protagonista ha il tuo stesso nome;
– Quando ricevi un manoscritto e ti ritrovi a leggere la più grande TRASHATA che una mente umana abbia potuto concepire;

In fondo, ci si accontenta di piccole cose.

~Martina

Odi et amo. Ma quando mai.

Non riesco ancora a spiegarmi perché non sia possibile farsi una doccia al cervello. Lavarlo, sciacquarlo, lasciarlo asciugare al sole e poi rimetterselo dentro la testa bello pulito. Fosse possibile farlo anche al cuore! Se si può parlare di errori di progettazione, questi sono sicuramente i più evidenti. Siamo stati progettati male. Per quello siamo sempre in preda agli sbalzi d’umore, alla depressione, alla rabbia, alla tristezza, all’insoddisfazione, alla fame e alla voglia di scomparire. Perché tutto ciò che inconsciamente pensiamo o proviamo non può essere cancellato con una spugna simile a quelle che servono a pulire le pentole incrostate di polenta.

Hanno pensato a svuotarci dagli ovuli che non servono, perché non l’hanno fatto anche per i pensieri o i sentimenti che non vogliamo più? Personalmente, a me qualcosa non torna.

La mia poesia preferita ai tempi del liceo era Odi et amo di Catullo; mi dava una certa soddisfazione, pur non essendo una cima in latino, poterne cogliere il senso profondo, la sofferenza contenuta nel verbo excrucior, la rinuncia a capirne il perché contenuta in quel nescio, la lotta interiore di quel povero poeta che ben sembrava riprodurre i miei tormenti adolescenziali. Ora penso invece che il buon Catullo si sia sbagliato di grosso nel pensare di amare o odiare insieme. “Non so perché”, dice lui, “ma sento che accade e mi tormento”. Allora, punto primo: ultimamente ho sperimentato cosa vuol dire odiare e non ha nulla a che vedere con l’amare, a parte forse l’intensità con cui si prova il sentimento. Detto così può sembrare una contraddizione, eppure due sentimenti equamente forti ma opposti non possono stare nella stessa frase, né nello stesso cervello e tantomeno nello stesso cuore. Punto secondo: l’amore non genera sentimenti contrari. L’amore genera amore. Se, seguendo il ragionamento del poeta, dall’amore nasce l’odio, ancora una volta qualcosa non torna. Conclusione: l’odio di cui parla sarà stato qualcos’altro, gelosia, amarezza, rabbia, frustrazione, delusione, malinconia, avvilimento; non odio. L’odio si prova solo per chi si disprezza, e non puoi amare chi disprezzi.

Se Catullo avesse avuto una spugnetta per grattarsi via la polenta dal cervello e dal cuore sicuramente avrebbe vissuto meglio il suo amore per Lesbia. Vero anche che non avrebbe scritto i suoi componimenti, così come tutti i poeti non ci avrebbero regalato le loro poesie nate dai contrasti e dai tormenti interiori se quella maledetta spugnetta-da-cervello fosse esistita davvero.

Io non sono una poetessa, datemi dunque quella spugnetta o un cervello lavabile.

~Mara