Pup Quiz!

Quando la Nutella è finita.

Quando G. parte per Londra e tu rimani a casa (ma ti promette che tornerà con tanti biscotti per te – E che siano TANTI, mi raccomando G.).

Quando il sabato devi alzarti presto per fare gli esami del sangue (aghi, paura, aiuto!).

Insomma, quando qualcosa va storto… c’è IL VIDEO DI KALEY CUOCO AL PUP QUIZ. Ho trovato il mio anti tristezza per eccellenza… Fatemi partecipare ad un Pup Quiz (oppure riempitemi di cuccioli di Golden Retriever che va bene uguale).

~Martina

People (sometimes) leave

A volte scrivo post che rimangono nelle bozze per più di cinque mesi. Come questo, scritto il 21 marzo.

And that’s how it goes, kids. The friends, neighbors, drinking buddies, and partners-in-crime you loved so much when you’re young – as the years go by, you just lose touch… You will be shocked, kids, when you discover how easy it is in life to part ways with people forever. That’s why when you find someone you want to keep around, you do something about it.”
Ted Mosby – How I Met Your Mother 9×21 “Gary Blauman”

“Sareste scioccati nello scoprire quanto è facile nella vita, perdere qualcuno per sempre”.
How I Met Your Mother
è sempre fonte di ispirazione per me, o anche di grandi torture a seconda dalle puntate, e c’è da dire che anche l’episodio di questa settimana sembra aver seguito il filo dei miei pensieri.

Ma il punto non è tanto che le persone decidano di intraprendere nuove strade e che spesso queste non coincidano più con la tua, o almeno non sta solo in quello. Perché per quanto sia doloroso, fa parte della vita, dei cambiamenti, della crescita. Purtroppo succede.
Quello che rimane dentro invece, la sensazione che davvero è dura da rielaborare, è lo spietato dubbio che ti fa chiedere se tu abbia fatto abbastanza o se forse -semplicemente- è meglio che tu esca di scena. E che prima o poi arriverà il momento in cui sarà davvero troppo tardi.

E io forse, non dovrei scrivere post quando non riesco a prendere sonno, ma come dicono gli Arctic Monkeys, “Baby we both know that the nights were mainly made for saying things that you can’t say tomorrow day”.

~Martina

Elogio (e traumi) di una principessa Disney

Alzi la mano chi non ha una principessa Disney preferita.
(Su, non siate timidi, voi uomini là in fondo, lo so che anche qualcuno di voi ce l’ha.)

Sono cresciuta con tonnellate di cartoni Disney, e se questo da un lato mi ha provocato qualche difficoltà nell’accettare che forse nella vita reale non tutte le mie azioni devono essere accompagnate da un’allegra canzoncina che sottolinei il mio stato d’animo, dall’altro ha reso la mia infanzia decisamente piena di ricordi memorabili.
Come le volte in cui mia sorella (ciao Francy, no tranquilla non sparlo mai di te in questo blog) mi obbligava a saltare la drammatica morte di Mufasa ne “Il Re Leone”, causa valle di lacrime incontrollabile, oppure il nostro ballettino e il duetto sulle note de “Il mondo è mio”. Giggggi ed Anna, fatevi da  parte! E le maratone Disney con le amiche? Ehm, si ok, forse non ero già più esattamente una bambina…

Ma tra tutti i cartoni animati ce n’è stato uno che, a furia di guardare e riguardare, ho finito per consumare (e non solo in senso metaforico, dato che sono riuscita a distruggere il nastro della videocassetta): La Bella e la Bestia.
Ammetto che forse non è un grande colpo di scena. Insomma, sono finita a fare la redattrice in una casa editrice, cosa vi aspettavate?

Belle non è come le altre classiche principesse. Niente nobili origini, vive in un paesino che le sta stretto, ha un libro sempre in borsa ed è desiderosa di avventure, non di un principe. Hai avuto vita facile con me cara Belle, mi hai conquistata già dopo i prime cinque minuti!
E poi arriva Lui, la Bestia, colui che ha alzato sensibilmente le mie aspettative su qualsiasi ragazzo abbia mai incontrato. Certo, non il tipo ideale magari: un po’ peloso, con una maledizione da sconfiggere e un caratteraccio, ma poi…

Bestia: «Non mi sono mai sentito così prima d’ora, devo fare qualcosa per lei! Ma cosa?».
Tockins: «Ci sono le solite cose: fiori, cioccolatini, promesse che poi non manterrete».

E invece no. Decide di regalarle una libreria. Una libreria.

Libreria Bella e la Bestia
Fu così che la mia infanzia e tutta la mia futura adolescenza furono irremediabilmente segnate. Ho passato gli anni successivi a sognare che qualcuno mi regalasse una libreria, o meglio QUELLA libreria. Perchè nessuno ci ha mai pensato? E perchè in camera mia non ho una scala per arrampicarmi a prendere i libri che sono troppo in alto e da cui posso lanciarmi canticchiando? Insomma è stato un trauma. Sono stati anni difficili, ma sono felice di comunicarvi che è un tunnel da cui sto uscendo, e sto piano piano rinunciando all’idea.

Anche se c’è una cosa che non mi ha mai convinto fino in fondo. Scusa Adam, ma io ti preferivo quando eri Bestia.

La Bella e la Bestia

~Martina

You say goodbye, I say hello

Cosa devo dire… Un giorno apri il blog e vedi che la tua adorata collega scrive un post sul Natale e non ti avvisa… Martina Martina, vuoi sapere una cosa? Delle mille canzoni natalizie che mi hai passato, Mariah Carey compresa (giuro che ho dovuto cercare su Google come si scrive), ne avrò ascoltate tre, massimo quattro. E poi puff, Natale svanito anche per me.
Ma il Natale è storia vecchia ormai, così come Capodanno e tutto il 2013.

Che cosa mi ha portato per ora il 2014?

Aumento di peso; avversione all’alcol (Martina non ridere); un cd dal titolo “Forever goodbye 2013” che nonostante il titolo e le intenzioni mi ricorderà per sempre il 2013; due nuove dipendenze – Game of Thrones e Hunger Games – con conseguente immedesimazione in Daenerys Targaryen, nonostante io abbia paura della mia stessa ombra, e in Katniss Everdeen, nonostante io sia atletica quanto un bradipo; un nuovo cd preferito di questi giorni, così chiamo gli amori passeggeri; un raffreddore; una visita medica da 130 euro (non per il raffreddore); due cene a base di minestrina e una a base di minestrone; la capacità di fare da sola il salame al cioccolato.

E siamo solo al quarto giorno. Il 2014 si prospetta un anno florido…

~Mara

Beinaheleidenschaftsgegenstand vs. Lebenschlangershicksalsschatz

Forse non è vero che riesco ad esprimere ciò che penso solo tramite le canzoni.
A volte riesco benissimo a farlo anche con i telefilm.


«C’è una parola, in tedesco, Lebenslangerschicksalsschatz. E la traduzione più vicina è “Dono del destino di tutta una vita”.

E Victoria è wunderbar, ma non è la mia Lebenslangerschicksalsschatz.
E’ la mia Beinaheleidenschaftsgegenstand, capisci?
Sai che vuol dire wunderbar, ma non Beinaheleidenschaftsgegenstand? E’ una cosa che si impara al kindergarten. Scusami, kindergarten e’ la parola tedesca che signi…

No, no, so cos’e’.

Ok. Ma non conosci Beinaheleidenschaftsgegenstand?
Sei quasi esasperante nella tua incoerenza.
Vuol dire “la cosa che e’ quasi quella che vuoi… ma non proprio”.
Das ist Victoria per me.

Come fai a sapere che non è la Lebenslangerschicksalsschatz? Voglio dire, forse, col passare degli anni, diventera’ piu’ Lebenslangerschicksalsschatz-osa.

Oh, nein, nein. Il Lebenslangerschicksalsschatz non è una cosa che si sviluppa con il tempo.
E’ una cosa che succede all’istante. Ti passa attraverso come l’acqua di un fiume dopo una tempesta che ti riempie e ti svuota allo stesso tempo.
Lo senti in tutto il corpo, nelle mani, nel cuore, nella pancia, sulla pelle e ovviamente anche nello Schlauchmachendejungen.
Scusa il francesismo. Qualcuno ti ha mai fatto sentire cosi’?

Si’, penso di si’.

Se ci devi pensare, non lo hai provato.»

Raccontami la tua storia

“Raccontami la tua storia.
La più folle, la più triste, la più banale che ci sia”

Nella vita di ognuno di noi, ci sono momenti che cambiano completamente il nostro percorso, che ti definiscono e mutano per sempre. Come se di te ci fosse una “Versione 1” e una “Versione 2”.
A me è successo esattamente un anno fa.
Possiamo pianificare tutto nei minimi dettagli, ma sono giunta a credere che forse poi, tanta scelta in fondo non ce l’abbiamo.
Nell’ultimo anno ho perso qualcuno di fondamentale, mi sono ritrovata in posti inaspettati, ho conosciuto persone straordinarie, ho riscoperto vecchie amicizie, ho perduto il mio equilibrio, l’ho ritrovato e l’ho perduto di nuovo.
Ma mi sono sentita viva. Mi sono sentita davvero me stessa.

Ci sono casi e coincidenze così sorprendenti a volte, che per quanto cerchiamo di darne una spiegazione razionale, non possiamo che rassegnarci all’evidenza del “doveva andare così”.

E per fortuna.
Vi immaginate un mondo dove tutto va come lo abbiamo immaginato? Certo, magari ci risparmieremmo una buona dose di dolore, ma in fondo forse le storie migliori iniziano proprio da lì, da dove non ci saremmo mai aspettati.

E allora, raccontami la tua storia.
La più folle, la più triste, la più banale che ci sia

~Martina

Lyric People

«You know, I’ve got this theory; there are two kinds of people in the world. There are lyric people and music people. You know, the lyrics people tend to be analytical, all about the meaning of the song. They’re the ones you see with the CD insert out like five minutes after buying it, pouring over the lyrics, interpreting the hell out of everything. Then there’s the music people.. Who could care less for the lyrics as long as it’s just got, like, a good beat and you could dance to it. I don’t know, sometimes it might be easier to be a music girl and not a lyric girl. But since I’m not, let me just say this: sometimes things find you when you need them to find you. I believe that. And for me it’s usually song lyrics.»
Peyton Sawyer – One Tree Hill

Avete mai visto One Tree Hill? Beh, se la risposta è no cercate immediatamente un lettore dvd, un sito di streaming, vanno bene anche le videocassette se ancora esistono, e recuperate immediatamente le prime stagioni (fermatevi pure alla sesta, tanto le altre sono inguardabili. No seriamente, solo qualcuno davvero masochista sarebbe riuscito ad arrivare alla fine di un simile scempio. Se ve lo state chiedendo, sì, io ovviamente sono quel qualcuno).

Sono indubbiamente, decisamente e felicemente una lyric girl.
Amo le sfumature nascoste nelle frasi di una canzone, quel loro essere aperte a mille interpretazioni differenti. Quel loro passare inosservate per mesi, per poi, senza capire bene perchè, colpirti come una pugnalata quando meno te lo aspetti. Abbiamo la presunzione di trovare una canzone adatta al momento che si sta vivendo. Niente di più sbagliato.
Sono le canzoni che trovano te. Quante volte mi è capitato di mandare avanti una canzone senza neanche dargli una possibilità, per poi ascoltarla per giorni interi fino all’ossessione? Quando niente sembra avere un senso, mi lascio guidare dalla musica. Dove io non arrivo, lei mi conduce.
Una necessità più che altro.

Sono colpevolmente una lyric girl.
In fondo, a volte è semplicemente più facile affidarsi ai testi di una canzone che cercare di esprimere a voce alta, con parole proprie, quello che si sente davvero. Come se celandosi dietro le parole di qualcun altro, dietro un altro linguaggio, il significato fosse meno vero.
Più nascosto, disposto a rivelarsi solamente a chi davvero voglia arrivare in fondo.
Solo a chi è in grado di farlo.

~Martina

*Consigli musicali (non richiesti)
Ma ve l’ho già detto di guardare One Tree Hill? No, perchè anche la colonna sonora è meravigliosa.